Fuga dai social verso fonti accreditate e crescita di nuove community di lettori

Fuga dai social verso  fonti accreditate e  crescita di nuove community di lettori

In queste settimane di inizio anno anche nel mercato dell’informazione avanzano le previsioni sulle tendenze che caratterizzeranno le nuove abitudini di diffusione e di consumo delle notizie. Ma secondo quanto riportato da The Fix Media, magazine europeo per professionisti del settore, i trend non dovrebbero discostarsi di molto da quelli del 2024. 

In sostanza, spiega l’analisi, si assisterà a un crescente spostamento dei lettori dai social verso altri canali per ottenere notizie più affidabili e crescerà da parte degli editori la creazione di spazi “diretti” che permettano agli utenti di interagire direttamente con le fonti e i temi di loro interesse, favorendo la nascita di nuove comunità online. Crescerà anche la consapevolezza su come dovranno essere trasmessi i messaggi e sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella scrittura degli articoli.

Verso un impoverimento della comunicazione?

La ricerca di The Fix cita anche l’ultimo report “Journalism, media and technology trends and predictions”, realizzato lo scorso anno dal Reuters Institute che pronosticava già il 2024 come anno anno difficile per il mondo dei media digitali, caratterizzato da una contrazione del traffico social e da un impoverimento del contenuto delle notizie diffuse su internet dovuto dall’aumento di media poco qualificati: una situazione che continuerà anche nel 2025. Dal report emerge che i contenuti informativi del web saranno prodotti in modo sempre più rapido e meno approfondito rispetto ai canali di informazione più tradizionali (come giornali e tv). Lo stesso monito era stato anticipato ben prima dall’autrice Nina Schick nel suo libro “Deepfakes: The Coming Infocalypse” pubblicato nel 2020 quando ancora era apparso troppo allarmistico.

Un panorama sempre più frammentato

Il traffico generato dalla ricerca di informazione su internet e sulle principali piattaforme social manterrà un andamento ancora significativo, ma il panorama dei media online risulterà sempre più frammentato. Questo trend riflette una crescente diversificazione delle fonti d’informazione, con la nascita di nicchie e canali alternativi che offrono contenuti più specializzati e mirati rispetto ai grandi aggregatori tradizionali. Anche In Italia la frammentazione dei media sarà sempre più evidente, con i consumatori che tenderanno a differenziarsi sia negli stili di acquisto sia nel consumo dei media, in segmenti più piccoli e distinti, ciascuno con esigenze, preferenze o caratteristiche specifiche. In risposta a queste dinamiche i media tradizionali cercheranno di adattarsi, integrando nuove tecnologie e formati per raggiungere un pubblico fortemente parcellizzato.  Tuttavia, la sfida rimane quella di mantenere l’affidabilità e la qualità dell’informazione in un contesto mediatico complesso e influenzato da algoritmi e intelligenza artificiale.

Il declino dei social network

Social come X e Facebook, salvo cambiamenti e rivoluzioni dell’ultimo minuto, anche nel 2025 proseguiranno nel loro lento ma costante ridimensionamento. La prima è una piattaforma che inizialmente era utilizzata come alternativa alle testate online vere e proprie, grazie alla risonanza che i suoi post riuscivano ad avere all’interno della community, la seconda che pur mantenendo ancora un certo posizionamento, non è più il social media di riferimento dell’informazione, tanto che dal 2023 subisce la concorrenza di Threads e nel tempo è stato affiancato da LinkedIn, TikTok, YouTube, Instagram, Bluesky e WhatsApp. Quest’ultimo in particolare confermerà anche quest’anno il recente exploit grazie all’introduzione della funzione “Canali”, un feed di contenuti all’interno dell’app di messaggistica che sembra dare risultati incoraggianti ad alcuni editori pionieristici. In termini di investimento e focus sulle piattaforme, TikTok dovrebbe assestarsi al secondo posto. Tuttavia, i video continuano a essere in cima alla lista dei contenuti che i publisher prevedono di produrre di più. 

Meno podcast, più video e newsletter

La frenata dell’espansione dei podcast è uno dei trend più forti che potrebbe svilupparsi nel 2025, a conferma di quanto già accaduto nel 2024 dove solo il 16% dei media manager aveva espresso l’intenzione di investire più risorse in podcast e altri audio digitali, a favore invece di video e newsletter. La ragione è probabilmente da ricercare nella minore facilità di monetizzare attraverso le entrate pubblicitarie dei podcast e alla difficoltà di vendere annunci pubblicitari su questo format nonostante la crescita del numero degli utenti attratti da questa forma di comunicazione. Ogni qualvolta si tratta del tema podcast con redazioni giornalistiche, emerge che i podcast stanno ancora crescendo a livello di numero, ma non a livello di investimenti. In sintesi, molte organizzazioni giornalistiche non possiedono le competenze necessarie per vendere efficacemente i podcast e gli annunci audio digitali.

L’informazione cresce con canali “non-news”

Negli ultimi anni, molti editori, sebbene in passato abbiano ottenuto visibilità su piattaforme come X e Facebook, non sono riusciti a conquistare lo stesso successo su social come Instagram e TikTok. 

Questo fenomeno è stato accompagnato da una crescente difficoltà nell’adattare il proprio stile di comunicazione alle dinamiche di queste nuove piattaforme, che tendono a favorire contenuti più immediati. Il risultato è un progressivo allontanamento dalle piattaforme sociali tradizionali, con una riflessione sul fatto che i consumatori digitali, oggi, si approcciano alle notizie con sempre minor frequenza e interesse, a prescindere dal tema trattato. In risposta a questa tendenza, gli editori stanno cambiando rotta e anche nel 2025 si concentreranno sempre di più su contenuti “non-news”, puntando su prodotti che vanno oltre le tradizionali notizie. L’idea è quella di attrarre il pubblico con offerte più varie e coinvolgenti, come corsi educativi, ricette, giochi online e applicazioni da scaricare. L’obiettivo è quello di costruire una connessione più diretta e duratura con gli utenti, andando ben oltre il semplice consumo di notizie.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale si sta muovendo molto velocemente promettendo di pervadere tutti i settori con creazioni al confine del fantastico. In particolare, nel 2023 l’avvento di ChatGPT ha fatto crescere incredibilmente l’attenzione tra la stampa soprattutto in virtù del timore che il ruolo dei giornalisti e l’attendibilità dei media digitali potessero essere messi a rischio (lo stesso Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e CEO di Meta, aveva profetizzato che, nel tempo, sempre più contenuti consumati dagli utenti del web saranno generati o modificati dall’IA). Tuttavia già nello scorso anno l’hype verso l’AI è molto diminuita e al clamore iniziale si è sostituita l’idea di una sua adozione più limitata e pratica, in qualità di strumento capace di assistere i giornalisti ed editori con compiti circoscritti, come il riconfezionamento di contenuti da un formato all’altro e l’automazione delle operazioni. Anche il fascino iniziale rispetto alla creazione di immagini generate dall’intelligenza artificiale per le notizie è in gran parte svanito.

I conflitti e la censura a favore dell’innovazione

Un altro fenomeno osservato nel corso del 2024 e che si presume continuerà è la spinta all’innovazione tecnologica in ambito comunicativo data dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina e dalla censura imposta ai media ucraini e a quelli russi indipendenti. Per bypassare il bavaglio, questi stanno creando soluzioni tecnologiche per reinventarsi, per esempio appoggiandosi alle app social occidentali che si basano sulla connessione Vpn, uno strumento che maschera il reale indirizzo internet dell’utente simulano anche una posizione geografica differente rispetto a quella effettiva. Un altro metodo è quello di utilizzare la versione Tor di Twitter (nata da un’idea della Marina degli Stati Uniti che ha finanziato nel 1996 il progetto per questioni di intelligence e successivamente sviluppata da Roger Dingledine e Nick Mathewson) che consente di navigare in forma anonima nascondendo l’utente da cookies, script e tracciamenti vari, impedisce a chiunque di sapere su quali siti è atterrato, quando e per quanto tempo.