Politica, social, influencer e intelligenza artificiale, tutti vs i media

L’ultimo rapporto annuale del Reuters Institute (RISJ) “Giornalismo e tendenze e previsioni tecnologiche” di Nic Newman e Federica Cherubini condotto tra 326 professionisti dell’informazione provenienti da 51 Paesi rivela che nel corso del 2025 l’industria delle notizie dovrà far fronte a diversi fenomeni: dall’avversione politica verso i media al rapporto complicato con i social network e con le nuove tecnologie, con gli influencer e con l’intelligenza artificiale. Variabili che modificheranno il modo in cui le notizie vengono create, veicolate e fruite dagli utenti del web.
L’obiettivo sarà quello di ridefinire il ruolo e il valore delle istituzioni giornalistiche in un’epoca di polarizzazione politica e mediatica, disinformazione e contenuti abbondanti, di enfatizzare la natura distintiva e affidabile del giornalismo, di personalizzare contenuti e formati per renderli sempre più coinvolgenti e pertinenti per il pubblico. Ma al tempo stesso tagliare i costi e diversificare i flussi dei contenuti in modo da creare una fidelizzazione con diverse categorie di lettori.
Quattro termini di tendenza da aggiungere al dizionario
Un primo fenomeno segnalato dal rapporto del Reuters Institute è l’inserimento nel linguaggio comune di 4 nuovi termini:
- AI Slop o semplicemente Slop
Media di bassa qualità – tra cui scrittura e immagini – realizzati utilizzando tecnologie di intelligenza artificiale generativa. Il termine è ampiamente usato nei titoli dei giornali che avvertono dei pericoli dello “slop” rispetto al valore del giornalismo. - Agentic
“Agenti intelligenti” creati con l’AI generativa e in grado di operare come entità autonome, sostituendo l’essere umano in alcuni processi decisionali e gestionali quotidiani (dalla fatturazione ai clienti alla gestione degli appuntamenti, dalla scelta dei regali per parenti difficili, alla correzione ortografica dei testi). - Brain Rot
Deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, come risultato del consumo eccessivo di materiale online considerato banale o poco impegnativo. - Influencer
Colui che è in grado di influenzare i consumi, lo stile di vita o le preferenze politiche del pubblico online creando contenuti coinvolgenti sui social media. Il termine è spesso usato in modo denigratorio dai giornalisti nel contesto delle notizie.
Preoccupazioni nei confronti dell’intelligenza artificiale
Il rapporto del Reuters Institute sottolinea che dall’inizio del boom dell’IA di due anni fa, gli editori sono preoccupati che i servizi di notizie automatizzati (Search GPT, Perplexity, For You di Tik Tok, Grok Stories di X, Boring News), creati con l’intelligenza artificiale per offrire riassunti in tempo reale di contenuti in un’interfaccia personalizzata, possano causare la diminuzione il traffico di ricerca sui siti di notizie, reindirizzandolo piuttosto su questi “contenitori” tratti dal lavoro dei professionisti, senza alcuna considerazione del diritto d’autore e della proprietà intellettuale dei contenuti editoriali online. Se le persone possono accedere ai riassunti dei migliori contenuti gratuitamente, perché dovrebbero fare clic sui siti Web degli editori?
Tale evenienza non si è ancora verificata, ma per giocare d’anticipo i professionisti dell’informazione stanno pensando di utilizzare l’AI per enfatizzare la natura distintiva e affidabile del loro giornalismo e stabilire con i propri lettori un rapporto “umano” che nessun servizio di notizie automatizzate sarà mai in grado di replicare.
Le potenzialità dell’AI al servizio degli editori
In particolare, gli editori progettano di utilizzare l’AI per l’automazione di una serie di attività che consentirebbero loro di personalizzare i propri contenuti e formati in modo distintivo e implementarne le possibilità di fruizione, per esempio attraverso le funzionalità che trasformano gli articoli di testo in audio (e viceversa), che traducono gli articoli in diverse lingue, che forniscono riepiloghi, che correggono errori ortografici, ecc, Pur nella consapevolezza che queste e altre funzionalità diventeranno presto sempre più integrate nei browser web esistenti, gli editori si mantengono fiduciosi nella possibilità di poter utilizzare l’AI per migliorare notevolmente la qualità dei propri siti Web, creare esperienze di notizie personalizzate e creare una nuova fidelizzazione di pubblico, restando al passo con i rapidi cambiamenti delle aspettative dei consumatori ma rimanendo fedeli ai valori giornalistici fondamentali.
Nuovi contenuti contro l’“evitamento delle notizie”
La ricerca del Reuters Institute mostra che il pubblico, in particolare quello più giovane, è sempre più attratto dal tipo di intrattenimento offerto da piattaforme come YouTube e TikTok. Per questo gli editori puntano a investire sempre di più in queste piattaforme, così come in BlueSky, LinkedIn e WhatsApp, con un crescente numero di prodotti audio e video.
Al contempo, per competere con le altre piattaforme, i produttori di notizie stanno investendo in prodotti non-news, dai giochi all’istruzione fino alle app di cucina, per aumentare il traffico conquistando anche gli utenti non attratti dalle notizie (fenomeno del cosiddetto “evitamento delle notizie”). Si tratta insomma di mettere le possibilità tecniche offerte dall’AI al servizio della creatività e dell’autorevolezza editoriale per coinvolgere nuovamente il pubblico e attirare le prossime generazioni di lettori su piattaforme in grado di distogliere gli utenti dai contenitori poco affidabili e metterli al riparo anche dalle fake news.
Il confronto e la collaborazione con gli influencer
Gli editori nel 2025 saranno chiamati anche a stabilire che tipo di rapporto mantenere con gli influencer, ovvero di quelle personalità, talvolta persino ex giornalisti, capaci di catturare l’attenzione su una vasta gamma di argomenti legati alle notizie, generando un forte impatto sui media, sulla società, sulla politica. Nel corso dell’anno che verrà, molti professionisti della notizia potrebbero mostrare un atteggiamento di apertura nei confronti di queste figure, ritenendo di poter imparare da loro tecniche di creatività narrativa capaci di catturare l’attenzione e di costruire nuove comunità di utenza. Con in più la sicurezza dell’affidabilità dei contenuti data dall’esperienza giornalistica e dal rigore nel controllo delle fonti. Secondo il Reuters Institute si potrebbe anche assistere all’avvento di una collaborazione tra media tradizionali e influencer come ha fatto PressOne sin dal 2022, con entrambi che cercano di migliorare la loro credibilità e la loro rilevanza, promuovendo il consumo di notizie tra il pubblico giovane. In alcuni casi gli influencer potrebbero persino essere assunti direttamente dai media per eseguire i canali social su reti come TikTok e Snapchat (questa strategia si è dimostrata efficace per Le Monde).
Anche la TV è in difficoltà
Mentre l’attenzione del pubblico si sposta sulle piattaforme di streaming, anche le notizie televisive affronteranno un anno di ridimensionamento in tutto il mondo, con molte grandi emittenti pubbliche (dalla CNN negli Usa alla SSR in Svizzera) che si preparano a centinaia di licenziamenti e tagli di telegiornali e programmi di informazione chiave, seguendo l’esempio della BBC nel 2024. E questo a causa della mancanza di finanziamenti al giornalismo indipendente e agli attacchi della politica di destra.
La proscrizione di TikTok
Tra le restrizioni all’informazione a cui si potrebbe assistere nel 2025 c’è anche la messa al bando di TikTok. Già vietata in diversi Paesi tra cui l’India a causa delle preoccupazioni per l’influenza del governo cinese e il potenziale impatto sui giovani, la piattaforma potrebbe essere bandita anche negli Stati Uniti, a meno che la società madre cinese ByteDance non si adegui alla sentenza di tribunale che le impone di vendere l’app a una società estera. Anche altrove, inclusa l’Europa, si assisterà invece a una più rigida regolamentazione dei social, volta a limitare l’accesso alle reti da parte dei più giovani, in particolare agli under 16, come già avviene in Australia.