Media relations in Italia, tra centinaia di nuovi newsbrand e altrettante pagine web d’informazione non più visibili
I MEDIA OGGI: UNO SCENARIO IN COSTANTE EVOLUZIONE
In italia come all’estero, l’attuale panorama dei media, in cui operano gli uffici stampa, risente ancora dell’“effetto valanga” provocato dall’avvento del web. La diffusione di internet ha provocato un ampliamento esponenziale dei canali e degli strumenti d’informazione e comunicazione, che ancora oggi non accenna ad arrestarsi.
Secondo i dati comunicati da onclusive – la società che si occupa di analisi, monitoraggio dei media e consulenza nell’ambito della comunicazione per le aziende- ogni anno sono almeno 200 i newsbrand che vengono registrati solo in italia, e che – insieme alle nuove piattaforme social- vanno ad affiancarsi ai media tradizionali – carta stampata, radio e tv- e agli altri canali di comunicazione digitali già esistenti, arricchendo ulteriormente e rendendo sempre più vasto e variegato lo scenario editoriale che si occupa di notizie (e non solo).
Nel frattempo su Internet, negli ultimi 10 anni, è scomparso il 38% delle pagine web quasi 4 su 10.
E’ quanto emerge da un’analisi del Pew Research Center che ha studiato quasi un milione di pagine web dal 2013 al 2023. Il fenomeno, si legge nel loro sito, è trasversale e si verifica in spazi online diversi, dai collegamenti sui siti istituzionali a quelli di notizie, da Wikipedia ai social media.
Il 23% delle pagine web di notizie contiene almeno un collegamento non più funzionante. I siti di notizie con un livello elevato di traffico e quelli con un livello inferiore hanno la stessa probabilità di contenere collegamenti interrotti.
Il 54% delle pagine di Wikipedia contiene almeno un collegamento nella sezione “Riferimenti” che punta a una pagina che non esiste più.
Anche sui social network la ricerca ha raccolto un campione di tweet in tempo reale durante la primavera del 2023 sulla piattaforma di social media X: quasi un tweet su cinque non è più pubblicamente visibile sul sito pochi mesi dopo essere stato pubblicato
Lo scenario editoriale che si occupa di notizie in Italia, è in continua crescita da un lato, ma perde pezzi dall’altro.
I media tradizionali – carta stampata, radio e tv e alla loro digitalizzazione – sono affiancati dalle press platform, contenitori intelligenti che forniscono informazioni attraverso algoritmi che seguono i gusti di chi le fruisce, come UPDAY o il Discover di Google, o specifiche pagine dedicate all’informazione che lavorano principalmente attraverso i social come fanno Trashitaliano, Torcha, Factanza e Will.
L’importanza dei media tradizionali nel panorama italiano
Nonostante questa diversificazione e la costante crescita della Rete e dei suoi utenti, i media tradizionali continuano a raggiungere ampie audience, inclusi segmenti della popolazione che non utilizza internet (l’indagine We Are Social del 2023 calcola che il 16% degli italiani non accede alla rete) o che potrebbero non essere attivi sui social media, o che comunque preferiscono fonti di notizie più tradizionali e verificate.
Per quanto riguarda l’informazione la TV in Italia ha ancora un ruolo predominante stando ai dati pubblicati nel 51° Rapporto CENSIS – Centro Studi Investimenti Sociali-: è l’unica a poter vantare il 95,9% di utenza sulla popolazione. Il numero è particolarmente interessante se scorporato, poiché il 56% di noi ormai usufruisce di smart-tv o web-tv e ben il 33% delle mobile-tv (erano l’1% nel 2007). Youtube. Il “tubo” di Google viene infatti usato da due italiani su tre (62%) e addirittura dal 79% degli utenti di età compresa tra 15 e 29 anni.
Meno rilevante la fruizione delle notizie su carta stampata, anche a causa della particolare suddivisione storico culturale del Paese, che ha impedito la nascita di un vero e proprio quotidiano “nazionale” uniformemente distribuito a tutte le latitudini dello stivale. Secondo i dati diffusi dal sistema Audipress edizione 2024/I, nel Bel Paese i quotidiani mantengono la quota media di 11,4 milioni di lettori complessivi al giorno (62% uomini, 38% donne, in entrambi i casi soprattutto oltre i 55 anni e, nel 65% dei casi circa, con un livello di istruzione medio-alto). Con una concentrazione prevalente al Nord-Ovest (65,3%), seguito dal Nord-Est (68,4%), dal Centro (59,9%) e infine dal Sud (57,8%) e dalle Isole (40,8%), soprattutto nei centri urbani dai 100 ai 250 mila abitanti.
L’importanza del fattore umano (e della concretezza)
In un mondo sempre più digitalizzato e smaterializzato, in cui sembra si possa svolgere qualsiasi attività e intrattenere qualsiasi tipo di relazione in modo virtuale, non bisogna sottovalutare il valore aggiunto del contatto umano. In questo senso, un plus degli uffici di media relations in Italia (che non è garantito dalle grandi press agency né tantomeno dalle press platform sul web) è quello di intrattenere un rapporto diretto e personale con i giornalisti, anche attraverso la convocazione periodica di incontri e conferenze stampa, l’invio di campioni di prodotto da testare e da provare, nonché l’eventuale organizzazione di press tour pensati per accompagnare i giornalisti a conoscere direttamente le realtà (imprese, servizi, prodotti) di cui poi riferiranno ai destinatari dei propri canali d’informazione.
Non sottovalutare i canali d’informazione meno importanti
Se è vero che non tutti canali di informazione sono uguali dal punto di vista dell’autorevolezza, una buona strategia di comunicazione non può limitarsi a rincorrere un posizionamento dei propri messaggi solo sui media più importanti.
Perché la quantità genera anche qualità. Quando oltre alle grandi testate digitali anche molti siti minori pubblicano contenuti che menzionano una notizia, la somma di queste presenze digitali determina un effetto cumulativo e un impatto positivo sul posizionamento nella SERP (Search Engine Results Page), la pagina dei risultati del motore di ricerca. Più un contenuto è menzionato sul web, più tale contenuto avrà un posizionamento alto e godrà di una maggiore e più immediata visibilità da parte degli utenti. Se molti siti menzionano un brand, aumentano le probabilità che il brand venga premiato in termini di visibilità, di indicizzazione e di conseguenza di incremento di traffico verso il sito.
Per concludere, fare ufficio stampa in Italia oggi è tutt’altro che semplice. Nonostante le esigenze della comunicazione istantanea spingano spesso a diffondere comunicati con tempi ridotti e pianificazioni meno articolate, questo lavoro richiede comunque dedizione, tempo, esperienza e una profonda conoscenza dei nuovi media. La gestione efficace dell’informazione resta indispensabile per tutelare la reputazione del marchio, raggiungere in modo mirato il proprio pubblico e diffondere messaggi specifici in rete. Alla fine, ciò che fa davvero la differenza è la competenza.