Il New York Times usa “shocking” nel suo titolo, Roberto Saviano sintetizza il fallimento dei sondaggi.

Il New York Times usa “shocking” nel suo titolo, Roberto Saviano sintetizza il fallimento dei sondaggi.
Da una parte il New York Times usa la parola “shocking” nel suo titolo principale e in Italia Roberto Saviano scrive:
 
Doparsi con i sondaggi, anche “a fin di bene”, produce sempre l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. 
Il voto è un atto privato e tanti sono gli atti privati inconfessabili.
Questo noi italiani lo sappiamo bene.
 
 
 
Probabilmente in queste brevi frasi c’è la sintesi della “storia” delle più recenti elezioni americane. 
 
Una storia fatta di sondaggi che – altrettanto probabilmente – non fotografano la realtà.
Sondaggi che sono “voce” forse oggi non più affidabile, se non verificata, di questo ne abbiamo diversi esempi fra le cronache anche di casa nostra e in merito a Brexit.
 
E forse, dalla prospettiva della comunicazione, un altro segnale che l’ossessione della velocità, dell’arrivare per primi su qualsiasi cosa, con qualsiasi mezzo, non sia poi il modo corretto di informare.
 
L’informazione ha bisogno di tempo e di verifica, ha la necessità di approfondire e l’approfondimento ha bisogno di tempo. L’informazione ha bisogno di tempo. 
Tutti gli operatori del settore hanno evidenziato – nel corso della campagna elettorale americana – come la vittoria di Trump fosse irrealizzabile.
 
Tutti gli operatori del settore hanno sbagliato (con qualche rara eccezione che non si esponeva con certezza lasciando aperte le porte ad entrambi i candidati).
Tutti noi, in merito all’informazione, forse abbiamo perso qualcosa.
 
Non entriamo nel merito di Trump vs Clinton, ora questa è storia ed è qualcosa con cui faremo i conti. Chiediamoci, piuttosto, se davvero la nostra fame di sapere tutto e subito non debba essere educata per poter assaporare con cognizione di causa la realtà dei fatti. Chiediamoci se ci serve tempo.