“Audit Italian Press”, l’indagine qualitativa dell’Istituto Ixè con il supporto di Encanto Public Relations e la community GiornalistiSocial su un campione di 300 giornalisti italiani, la fotografia di come utilizzano i social network
“Audit Italian Press”, si è conclusa almeno per il 2017 l’indagine qualitativa dell’Istituto Ixè con il supporto di Encanto Public Relations e della comunity GiornalistiSocial, la prima fotografia di come i giornalisti italiani utilizzano i social network nel loro lavoro.
I giornalisti intervistati – un campione di 300 professionisti – utilizzano mediamente 3.4 social network diversi.
A questo link è disponibile la ricerca completa
Il social più utilizzato, da oltre 9 giornalisti su 10 è Facebook, seguito da Twitter, oltre 8 giornalisti su 10; YouTube è frequentato da meno di 6 giornalisti su 10, Linkedin e Instagram sono utilizzati da meno della metà dei professionisti.
Il 91% dei giornalisti italiani dichiara di utilizzare Facebook per raccogliere informazioni: per il monitoraggio dell’opinione pubblica, la ricerca di storie, la verifica dei fatti e il loro approfondimento e per venire a conoscenza di lanci e notizie da uffici stampa.
Al secondo posto (85%) per promuovere il proprio lavoro, fare marketing per il proprio giornale e per costruire relazioni.
L’utilizzo come fonte di immagini, video e materiale crowdsourcing investe circa 1/3 dei professionisti.
Nel futuro i giornalisti interpellati prevedono una crescita pressoché sintonica con la diffusione attuale dell’utilizzo, che non prefigura grandi cambiamenti, con Facebook al primo posto, seguito da Twitter, fatto salvo per una rimonta di Instagram rispetto a YouTube. Metà dei giornalisti ritiene i social fonti di informazione affidabili, l’altra metà ne dubita.
9 giornalisti su 10 asseriscono quasi univocamente di pubblicare notizie verificate e complete piuttosto che inseguire lo scoop solo per essere i primi. Il 38% dei giornalisti dichiara di sentirsi, almeno in alcune occasioni, obsoleto, poco al passo con i tempi. Il dato è, in parte, correlato all’età. Quasi 6 su 10 invece si sentono in linea con le nuove tendenze.
Il giornale di carta sembra avere ancora lunga vita per la gran parte dei giornalisti. Il 33% è sicuro che ci sarà ancora tra 10 anni, un ulteriore 44% ritiene probabile questo scenario.
4 giornalisti su 10 non suggerirebbero ad un giovane di intraprendere la carriera di giornalista, 4 su 10 la consiglierebbero, in particolar modo gli over 64enni.
Grandissima parte dei giornalisti intervistati è convinta che il successo della professione sarà legato ad una sempre maggiore integrazione multimediale che leghi assieme testi scritti, immagini, video, podcast e social, per offrire un prodotto comprensibile e ricco di informazioni.
Oltre metà dei giornalisti condivide, per lo più con rammarico, la previsione che in futuro la distinzione tra media tradizionali e social media, tra contenuti e pubblicità, giornalista e marchio saranno meno evidenti e meno importanti.
“Nel nostro lavoro – dichiara Roberto Gazzini titolare di Encanto Public Relations – sono i nostri principali interlocutori. Conoscere in modo approfondito come cambia il loro comportamento ci offre la possibilità di capire meglio i nuovi bisogni e quindi di trovare nuovi modi per rapportarci e interloquire con loro ”.
“Questo è il decennio dello storytelling – osserva Margherita Sartorio Mengotti, amministratore delegato di Ixè – costruiamo narrazioni di brand, di company e di singoli personaggi, ed i giornalisti, più di ogni altro professionista, sanno che i social sono un ottimo luogo per fare una narrazione di sé. Quindi i social sono impiegati dai giornalisti per trovare racconti, informazioni, stimoli e parimenti per promuoversi”.
“L’indagine – conclude Andrea Tortelli, fondatore di GiornalistiSocial.it e direttore di BsNews.it – dimostra che anche i giornalisti italiani si stanno adeguando ai tempi. In un paese in cui Facebook è già di fatto la prima fonde di informazione per i lettori, ora la sfida (per nulla scontata) dei giornalisti è quella di trasformarsi da vittime dei social a protagonisti, cogliendo a pieno le potenzialità dei nuovi strumenti editoriali”.